Lara arriva in terapia convinta principalmente dai genitori, ha 20 anni, di cui circa gli ultimi 7 passati tra psicologi e nutrizionisti per capire come poter “risolvere” il suo problema: l’anoressia. Sia lei che i genitori erano piuttosto scoraggiati, Lara non faceva passi avanti e addirittura ogni volta sembrava peggiorare. Interrompeva quasi immediatamente tutti i percorsi che iniziava, sosteneva di non essere capita ed era convinta che nessuno ci sarebbe mai riuscito.
I suoi genitori però non volevano mollare e decisero con il suo “consenso” di provare ancora. Avevano ancora un po di speranza!
Questa che leggerai tra poco è una lettera che ho chiesto a Lara di scrivere in uno dei primi incontri: “Vorrei che tu scrivessi una lettera indirizzata a te stessa, in cui provassi a raccontare come e quando secondo te è iniziato tutto”.
E così ha fatto!
Ecco la sua lettera.
Ciao Lara.
Oggi ho deciso di scriverti per raccontarti com’è cominciato tutto il mio calvario dato che più volte me lo hai chiesto.
Ricordo esattamente come è cominciato tutto, mi ricordo benissimo quand’è che ho iniziato a preoccuparmi “un po’ troppo” di come ero, del mio corpo e delle mie forme.
Insomma, di quando la mia testa ha cominciato ad ammalarsi in modo silenzioso e subdolo.
Durante le scuole medie ero una ragazzina con qualche chiletto in più ma niente di che, mi fregava e non mi fregava, pensavo ad altro a quell’età e fondamentalmente non avevo cattive abitudini alimentari tranne qualche rarissima merendina.
A casa mangiavamo tutti piuttosto bene e sapevo che crescendo mi sarei probabilmente un po sfinata… o così mi dicevano!
Tutto però cambiò al primo anno delle superiori.
Marta una delle ragazze più carine e corteggiate della scuola dalla maggior parte dei ragazzi per le sue forme formose e sviluppate, un giorno durante l’ora di ricreazione, mi si fermò davanti guardandomi dall’alto in basso con un’espressione di superiorità che non dimenticherò mai e distendendo il braccio verso di me, come per far osservare il mio corpo, disse con aria di sufficienza e a voce alta davanti a tutti: “Lara a quanto pare non sviluppi è! Le tue tette non vogliono uscire, però va be, il tuo sedere devo dire che recupera per loro” e con una stupida risarella è andata via come se niente fosse.
In quel momento, lo ricordo benissimo, mi sentii invasa come da una grande nuvola nera che isolandomi da ogni rumore, mi abbracciò completamente pietrificandomi, era la vergogna. Ero rimasta talmente sorpresa e ferita da tanta cattiveria da non riuscire a muovermi o a reagire in alcun modo.
Be, effettivamente non reagivo mai, mi andava sempre bene tutto.
Ma quel giorno no!
Quel giorno mi sarebbe proprio piaciuto rispondere. Mi sarebbe piaciuto sorprendere non soltanto lei, ma anche tutte quelle facce che mi guardavano. Gli stupidi e le stupide che sghignazzavano come iene e gli altri che provavano compassione e non sapevano che dire.
Una mia amica provò a dirle qualcosa per difendermi, ma fu come se non avesse parlato. Suonò la campanella e con il chiacchiericcio del momento rientrammo tutti in classe per seguire le lezioni.
No Lara, lì non piansi, feci finta di niente e se qualcuno mi guardava accennavo addirittura un sorriso, come per dire: “Tranquillo non è successo niente”.
Ma qualcosa era successo e come, qualcosa nella mia testa era scattato!
Faceva male, tanto e soprattutto non immaginavo il calvario che mi avrebbe portato a vivere o morire, dato che mi ci sono avvicinata abbastanza.
Quando tornai a casa perfortuna piansi!
Si Lara, piansi, piansi tanto.
Era un Venerdì di Settembre, il Sabato non andavo a scuola e così passai il resto del weekand a piangere senza raccontare quello che era successo ai miei genitori e nella mia testa cominciarono i pensieri, quelli che vedevo come soluzione, senza immaginare dove mi avrebbero portato.
Il seno è vero, era quello che era, piccolo. Forse il mio sedere potevo cambiarlo, rimpicciolirlo. Alla fine se perdevo un po di peso non mi avrebbe fatto male. Forse Marta aveva ragione!
Così cominciai a seguire le diete “fai da te”, ad ascoltare i consigli delle amiche del mio gruppo che già erano un po fissate e leggere le informazioni per dimagrire dalle riviste, dai siti internet e soprattutto dai vari gruppi online “pro anoressia”.
Ho iniziato a mettere in atto quella che credevo fosse la soluzione, ho iniziato a mangiare sempre meno, meno, meno fino a non assumere quasi niente.
Mi sembrava di poter controllare tutto, ma non mi rendevo conto che invece il mio corpo e la mia mente erano usciti fuori dal mio controllo già da parecchio, arrivando al punto di vomitare tutto quello che mangiavo.
Benvenuta AnOreXia!
Ebbene si Lara, benvenuta anoressia perché è la mia più “cara” amica negli ultimi 7 anni. 7 lunghi anni in cui mi sono dedicata solo allo studio e a cercare di non mangiare, sono arrivata a pesare poche decine di chili e anche se onestamente non mi vedo magra come dicono gli altri, io non posso fare diversamente, è come se fossi intrappolata dai miei pensieri e non avessi scampo. Posso solo ubbidirgli!
A volte sono più lucida e mi rendo conto di essere malata, ma non riesco comunque a liberarmi da questa specie di gabbia in cui mi trovo.
Ho frequentato diversi psicologi e dietologi senza risolvere mai niente, per questo ho cominciato ad accarezzare sempre di più l’idea che morire alla fine forse sarà l’unico esito possibile e il più naturale ma soprattutto l’unica soluzione.
Finalmente sarei di nuovo libera!
Si Lara, morire mi renderà di nuovo libera, perché altrimenti non credo finirà mai tutto questo calvario.
Qualche tempo dopo Lara mi ha chiesto se poteva nuovamente scrivere un’altra lettera a se stessa per raccontare il suo viaggio di rinascita.
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