Potrei raccontarti la storia dei miei successi accademici, della Laurea in Psicologia e poi della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, dei numerosi corsi di formazione seguiti, delle infinite ore di tirocinio… ma ti annoierei e basta e sarebbe poco
interessante perché è quello che già leggi da molti miei colleghi.
Negli ultimi anni delle scuole superiori sono entrata senza accorgermene nel circolo vizioso dell’anoressia e successivamente della bulimia (anche se non nella sua classica forma).
Nel frattempo mi sono diplomata al Liceo Socio Psico Pedagogico e ho iniziato la Facoltà di Psicologia alla “Sapienza” di Roma.
Sentivo di non poter raccontare a nessuno quello che mi accadeva, sapevo quanto fosse giudicato male, mi sentivo sola, non potevo contare su nessuno, i miei genitori soffrivano già abbastanza, per questo cercavo di nascondere tutto il più possibile.
Il cambiamento è cominciato con un “click” avvenuto in una conversazione con mia madre e grazie a quello che studiavo dai libri di psicologia e che poi cercavo di sperimentare il più possibile su me stessa.
All’università studiavo tantissimo e mi appassionavo sempre di più di tutto ciò che concerne la psiche. È stato così che ho iniziato a comprendere in modo sempre più consapevole quello che avevo vissuto e in parte stavo ancora vivendo.
Ho cominciato ad accettare le mie emozioni e poi a mangiare imparando a seguirle senza farmi sopraffare, finché con fatica ne sono uscita, facendo pace con me stessa, con chi avevo intorno e con il cibo con cui negli ultimi anni avevo un rapporto di amore e odio.
Gli altri non mi guardavano più come una malata e io mi guardavo allo specchio con piacere, finalmente sentivo di stare bene.
È da qui che ho deciso di volermi specializzare nei Disturbi Alimentari, sapevo bene cosa provano le persone che ne soffrono e volevo fare qualcosa per aiutarle, per non farle sentire più sole.
Sono diventata la Psicologa che avrei voluto al mio fianco.
Durante la specialistica di Psicologia, un farmaco assegnatomi con molta superficialità, mi sballò completamente la tiroide facendomi prendere, nel giro di circa un mese, 18 Kg e provocandomi una serie di problemi che non sto qui ad elencarti per non deprimerti.
È stato molto faticoso non crollare dal punto di vista psicologico, ma dopo un iniziale abbattimento ho deciso di armarmi di pazienza mettendo nuovamente in pratica e sperimentando su me stessa quello che continuavo a studiare all’università.
Ma non finisce qui!
Dopo circa un anno di sintomatologie e cure varie, ho scoperto di essere Celiaca e allergica al lattosio. Ho cominciato così a conoscere la “fame nervosa” scatenata dai numerosi divieti alimentari imposti dalle due allergie.
Nel frattempo diventavo sempre più convinta di volermi occupare dei Disturbi Alimentari, se mi capitavano tutte queste “sfigacce alimentari” c’era un motivo. Ciò accadeva “semplicemente” per farmi conoscere i problemi relativi all’alimentazione da più punti di vista.
Credevo fortemente in ciò che volevo realizzare soprattutto dopo quello che avevo vissuto sulla mia pelle: i disturbi alimentari, il problema con il farmaco che mi portò al sovrappeso riattivando quasi i precedenti disturbi, la celiachia, l’allergia al lattosio e più tardi anche l’insulino-resistenza.
Insomma, avevo un “curriculum” niente male!
La forza con cui avevo affrontato e imparato a gestire tutto ciò aveva rinforzato ancora di più la mia convinzione: dovevo trovare un modo per aiutare e sostenere le persone che avevano a che fare con i disturbi della sfera alimentare.
No, non mi servivano altre prove per capire che quella era la strada che dovevo seguire!
Ho così scelto di specializzarmi nei disturbi dell’alimentazione diventando la psicoterapeuta che io stessa avrei voluto al mio fianco quando ne avevo bisogno.
Con il tempo ho preso sempre di più la consapevolezza dei miei stati emotivi e del mio corpo, che ho imparato ad ascoltare tantissimo.
Ti sembrerà strano, ma quando nella mia vita c’è qualcosa che non va, è sempre lui ad avvertirmi, non c’è niente da fare, se ne accorge sempre prima di me, è proprio un amico fedele!
“Ho creato il tipo di terapia che avrei voluto per me stessa quando ero io la paziente”
Prima di diventare psicologa anche io ho avuto un rapporto conflittuale con il cibo, ho sperimentato le diverse problematiche sulla mia pelle, quindi conosco molto bene il problema. Non solo da un punto di vista teorico (che tutti possono apprendere dai libri) ma anche da un punto di vista umano, che può apprenderlo solo chi lo vive in prima persona.
Quello che ho notato su me stessa e con il tempo nelle storie di tutti i miei pazienti, è che quando si parla di conflitti legati al cibo, ogni persona a livello psicologico ha degli aspetti così particolari e specifici. Ho capito così un principio fondamentale che ho seguito negli anni:
Ho studiato quindi diversi approcci terapeutici relativi ai problemi alimentari.
Applicando quanto appreso sui miei pazienti, analizzando e confrontando i risultati, ho capito che ottenevo molti più risultati, e più velocemente, quando combinavo in modo armonico e costruttivo diversi approcci e tecniche terapeutiche tra loro in base alle esigenze e alle caratteristiche specifiche di ogni paziente.
Se ognuno di noi è differente dall’altro, la terapia non può essere uguale per tutti.
È per questo motivo che negli anni ho creato un mio metodo che ho chiamato il mio Metodo.
Nel il mio Metodo trovi due percorsi differenti: il Coaching Psico-Alimentare e la Psicoterapia Alimentare.